Dov’eri tu Quando portarono via
il nostro nome,
Quando ogni luce che può dirsi tale
illuminò la strada
e per un attimo ci parve di morire?
Dov’eri quando l’ultimo dervisci
Intonò il canto dell’estremo addio
Danzando per tre notti e per tre giorni
Su una terra che ci apparve in tutta
la sua pochezza, subissati dalle domande
che ci venivano poste in una violenza
del tutto nuova, quasi stellare.
Trascinati dalle parole, dai fatti,
dalle poche cose che ancora ci stavano a cuore,
dall’amore;
si, dall’amore che malgrado tutto
riuscivamo a tenere per noi,
segreto, quell’ultima spiaggia
dove i nostri cuori sapevano esistere
ancora il sole, l’acqua salmastra del mare,
il volo stanco degli uccelli migratori.
Dov’eri quando il canto
di milioni di innocenti
in marcia verso quell’inferno
che solo gli uomini sanno concepire
si alzava per uccidere la paura
che solo la vittima conosce?
dov’eri e dove sei
anche adesso che ti sto parlando,
che ti imploro,
adesso che prego a modo mio
per quella gente che continua a morire
che continua a scontare chissà quale
terribile peccato, uscito fuori
dalle menti astute che in tuo nome
hanno edificato una chiesa?
Il mio grido si alza
contro la tua assenza
Come estremo atto d’amore.
MNR, 1994
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