Davide Matera: Lettere senza destinatario: #1 Quinta lettera a Livia

Ho sistemato la tua immagine, ci sono riuscito, anche se adesso è un po’ obliqua, c’è; spenta non è.

Hai i capelli più lunghi, un maglione forse nero o comunque scuro, sfondo quasi bianco, c’è risalto e forte contrasto.

Io parlo al vento; credo almeno di parlare, ma scrivo, e il destinatario non c’è, almeno per ora, forse non c’è mai stato; attraverso tutte le sere semafori prima rossi, poi verdi, ma potrei anche accostarmi a fianco della strada e aspettare che il verde ritorni ad essere rosso; e così via, per lungo tempo.

La vita spesso è così, ci sono tempi in cui tutto rallenta quasi ad esitare tra il continuare o il mutare direzione.

Abbiamo scherzato, niente di fatto. Ti posso vedere, labbra sottili, bocca ben disegnata, larga, il profilo arcaico, tagliente, occhi grandi, bellissimi e incredibilmente espressivi; tutto partecipa  all’evento che tu sei, ogni piccolo dettaglio, ogni sfumatura mi si presenta giorno per giorno.

Ridi, rifletti, sei triste, ascolti? non è facile capirlo; sei lì immobile, fuori dal tempo come qualcosa arrivata da lontano, da un mondo impenetrabile.

Questo mi rapisce; non importa adesso chi pensi ch’io sia, perché scrivo queste cose; questo è ciò che io sento nell’intimo e so di perderti in partenza, di non doverti considerare come realtà concreta; in effetti tu non ci sei, non ci sei mai stata e mai ci sarai.

Tu vivi in altre dimensioni, lontano lontano, lontanissimo (weit entfernt, in großer Entfernung befindlich)

Ti amo profondamente

3 luglio 1997 MNR

Piazza Marina, particolare. Un schizzo di Livia

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